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Le isole Tremiti
(dette anche Diomedee) sono un
arcipelago dell'Adriatico, sito a 12
miglia nautiche a nord del promontorio
del Gargano (Lago di Lesina) e a 24 ad
est della costa molisana (Termoli).
Amministrativamente, l'arcipelago
costituisce il comune di Isole Tremiti
(367 abitanti) della provincia di
Foggia. Il comune fa parte del Parco
Nazionale del Gargano ed è dal 1989
riserva marina. Anche essendo il più
piccolo e il secondo meno popoloso (con
meno abitanti vi è solo Celle di San
Vito) comune della Puglia è uno dei
centri turistici più importanti
dell'intera regione. Per la qualità
delle sue acque di balneazione è stato
più volte insignito della Bandiera Blu,
prestigioso riconoscimento della
Foundation for Environmental Education
Composizione dell'arcipelago:
L'arcipelago è composto dalle isole di:
San Domino, la più grande, dedita
al turismo dove è presente l'unica
spiaggia sabbiosa dell'arcipelago (Cala
delle Arene).
San Nicola, ivi risiede la
maggior parte della popolazione, è il
gioiello storico-artistico
dell'arcipelago.
Capraia, o Caprara o Capperaia,
la seconda per grandezza, completamente
disabitata.
Pianosa, distante una ventina di
chilometri dalle sue sorelle maggiori,
si presenta come un pianoro roccioso in
mezzo ai flutti del mare, anch'essa
completamente disabitata.
Il Cretaccio, anziché la più
piccola isola dell'arcipelago può essere
considerato il suo più grande scoglio, è
un gigantesco cumulo di creta
incastonato tra San Domino e San Nicola.
Degno di nota, al fianco del Cretaccio,
lo scoglio chiamato la Vecchia.
Storia:
Abitate già in antichità (IV-III
secolo a.C.) le isole per secoli furono
soprattutto un luogo di confino. In
epoca romana l'imperatore Augusto vi
relegò la nipote Giulia che dopo
vent'anni di soggiorno forzato ivi morì.
Nel 780 Carlo Magno esiliò alle Tremiti
Paolo Diacono che, però, riuscì a
fuggire. La storia dell'arcipelago non è
però solo legata agli esiliati, più o
meno illustri, che qui furono confinati,
ma soprattutto alle vicende storiche,
politiche ed economiche dell'abbazia di
Santa Maria a Mare (definita da Émile
Bertaux la Montecassino in mezzo al
mare).
Secondo il Chartularium Tremitense il
primo centro religioso fu edificato nel
territorio delle isole adriatiche nel IX
secolo ad opera dei benedettini come
dipendenza diretta dell'abbazia di
Montecassino.
Certo è che nell'XI secolo il complesso
abbaziale raggiunse il periodo di
massimo splendore, aumentando a
dismisura possedimenti e ricchezze, cosa
che portò alla riedificazione da parte
dell'abate Alderico della chiesa con
consacrazione nel 1045 effettuata dal
vescovo di Dragonara.
La magnificenza di questo periodo è
testimoniata dalla presenza tra le mura
del monastero di ospiti illustri, tra i
quali Federico di Lorena (futuro papa
Stefano X) e di Dauferio Epifani (futuro
papa Vittore III) e da una bolla di
Alessandro IV del 22 aprile 1256 in cui
viene confermata la consistenza dei beni
posseduti dalla comunità monastica.
L'intero complesso rimase un
possedimento dell'abbazia di
Montecassino per circa un secolo,
nonostante le pressanti richieste di
autonomia e le proteste dei religiosi
tremitesi.
Nel XIII secolo, oramai svincolata dal
monastero cassinese, aveva possedimenti
in terraferma dal Biferno fino alla
cittadina di Trani. Secondo le cronache
dell'epoca le tensioni mai assopite con
il monastero laziale e i frequenti
contatti con i dalmati, invisi alla
Santa Sede, portarono i monaci del
complesso a una decadenza morale che
spinse nel 1237 il cardinale Raniero da
Viterbo ad incaricare l'allora vescovo
di Termoli di sostituire l'ordine di San
Benedetto con i Cistercensi alla guida
dell'abbazia.
In seguito Carlo I d'Angiò munisce il
complesso abbaziale di opere di
fortificazione. Nel 1334 l'abbazia fu
depredata dal corsaro dalmata Almogavaro
e dalla sua flotta, i quali trucidarono
i monaci mettendo fine alla presenza
cistercense nell'arcipelago.
Nel 1412, in seguito a pressioni e
lettere apostoliche, e su diretto ordine
di Gregorio XII, dopo il rifiuto di
diversi ordini religiosi, una piccola
comunità di Lateranensi, proveniente
dalla chiesa di San Frediano in Lucca e
guidata da Leone da Carrara si trasferì
sull'isola per ripopolare l'antico
centro religioso.
I Lateranensi restaurarono il complesso
abbaziale, ampliandone inoltre le
costruzioni, soprattutto con la
realizzazione di numerose cisterne
ancora oggi funzionanti ed estesero i
possedimenti dell'abbazia sul Gargano,
in Terra di Bari, Molise e Abruzzo.
Nel 1567 l'abbazia-fortezza di San
Nicola riuscì a resistere agli attacchi
della flotta di Solimano il Magnifico.
L'abbazia fu soppressa nel 1783 da re
Ferdinando IV di Napoli che nello stesso
anno istituì sull'arcipelago una colonia
penale. Nel periodo napoleonico
l'arcipelago fu occupato dai murattiani
che si trincerarono all'interno della
fortezza di San Nicola resistendo
validamente agli assalti di una flotta
inglese. Di questi attacchi sono
visibili ancora oggi i buchi delle palle
di cannone inglesi sulla facciata
dell'abbazia.
Nel 1843 re Ferdinando II delle Due
Sicilie con l'intento di popolare le
isole vi deportò delinquenti comuni dei
bassifondi napoletani.
Nel 1911 furono confinati alle Tremiti
circa milletrecento libici che si
opponevano all'occupazione coloniale
italiana. A distanza di un anno circa un
terzo di questi erano morti. In epoca
fascista l'arcipelago continuò a
svolgere la sua funzione di confino,
ospitando tra l'altro anche il futuro
Presidente della Repubblica Sandro
Pertini.
Nel 1932 l'arcipelago divenne comune
autonomo con la denominazione di Comune
di Isole Tremiti.
Leggende:
L'arcipelago ha legato nel corso
dei millenni il suo nome ha quello
dell'eroe acheo Diomede, tanto che in
antichità le isole furono chiamate isole
Diomedee (Insulae Diomedeae).
La leggenda vuole che nacquero per mano
di Diomede, quando gettò in mare tre
giganteschi massi (corrispondenti a San
Domino, San Nicola e Capraia) portati
con sé da Troia, e misteriosamente
riemersi sotto forma di isole. Qui
l'eroe approdato, ebbe il primo contatto
con la Daunia, prima di sbarcare sul
Gargano, nei pressi di Rodi alla ricerca
di un terreno più fecondo, peregrinando
per la regione dauna e unendosi in
matrimonio con la figlia (Euippe,
secondo alcuni Drionna, secondo altri
Ecania) di Dauno, re dei Dauni.
Una variante di questo mito, con meno
basi epiche, vuole che i tre massi
fossero avanzati dal carico che l'eroe
omerico aveva utilizzato per tracciare i
confini del suo nuovo regno, la Daunia,
quindi con collocazione dell'episodio
già dopo il matrimonio con Euippe.
Ma la leggenda non vuole solo la nascita
delle Tremiti legata a Diomede, ma
annoda anche la morte di questi
all'arcipelago pugliese.
Molte narrazioni diverse tra loro sono
accomunate dal collocare il luogo della
scomparsa dell'eroe nelle isole
dell'Adriatico. Alcune parlano della
morte avvenuta in seguito ad un
naufragio, ma la versione più comune
della leggenda narra del ritiro di
Diomede, insieme ai suoi compagni,
sull'arcipelago dove l'eroe andrà
incontro alla morte. Sull'isola di San
Nicola vi è una tomba di epoca ellenica
chiamata ancora oggi la tomba di
Diomede.
Particolare interessante della leggenda
riguarda le diomedee (che i tremitesi
chiamano arenne), caratteristici uccelli
che popolano le falesie e le scogliere
dell'arcipelago.
Infatti si vuole che questi uccelli, dal
nome riconducibile all'eroe greco, siano
i compagni di quest'ultimo trasformati
da Afrodite per compassione (secondo
varie versioni, tra cui quella di
Dionisio di Alessandria) o per vendetta
(secondo Virgilio).
In quest'ultima versione la metamorfosi
dei compagni dell'acheo non è collegata
alla morte dell'eroe, ma ai contrasti di
questo con la dea Afrodite. La versione
non virgiliana, che è anche quella più
narrata, vuole invece che la dea per
compassione verso il dolore dei compagni
di Diomede li abbia trasformati in
uccelli, appunto le diomedee, che con i
loro garriti (simili ai vagiti di un
bimbo), soprattutto notturni, continuano
a piangere affranti la scomparsa del
loro condottiero. |
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(Questo articolo è rilasciato sotto i termini della
GNU Free Documentation License. Esso utilizza materiale tratto dalla voce di
Wikipedia: "Isole Tremiti". ) |
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